Come ottenere il divorzio in tempi brevi e quanto costa: il divorzio in Comune, con la negoziazione assistita e senza separazione.
Lasciarsi è sempre doloroso, anche quando non si va più d’accordo. E ciò perché, nell’ambito della crisi coniugale, si acutizzano una serie di conflitti di natura economica e personale non di facile soluzione, proprio per via del rapporto che, in passato, c’è stato tra i due coniugi. Si vorrebbe poter chiudere per sempre col passato in un solo giorno, tagliare ogni legame, definire tutto ciò che c’è da definire. Insomma, per dirla in due parole, tutti vorrebbero un divorzio breve. Ma questo non è possibile: la nostra legge infatti prevede che, prima del divorzio, si proceda con la separazione e, solo dopo che questa è terminata, si passi alla successiva fase del divorzio. E tutto questo passa attraverso una serie di fasi regolate dal codice di procedura civile. Ma allora perché tutti parlano di divorzio breve? Esiste davvero? Come si fa il divorzio breve?
In verità, come avremo modo di vedere meglio a breve, non esiste un vero e proprio divorzio breve: esistono però procedure più rapide ed economiche di altre. Il tutto però deve pur sempre rispettare i limiti e le condizioni previste dalla legge.
Peraltro una recente riforma della giustizia civile (meglio nota come Riforma Cartabia), consente di tagliare i tempi e, soprattutto, i costi del giudizio di separazione e di divorzio convogliandoli in un unico processo. Ecco che allora il concetto di divorzio breve acquista maggior senso rispetto al passato.
Esistono poi casi eccezionali in cui è possibile divorziare senza prima aver ottenuto la separazione: è il cosiddetto «divorzio diretto o immediato».
Di tutto ciò ci occuperemo qui di seguito. Spiegheremo come si fa il divorzio breve e quali sono i vari strumenti a disposizione dei coniugi per porre definitivamente fine al matrimonio.
Cos’è il divorzio breve?
Si parla spesso di divorzio breve, ma la legge non contiene una definizione del genere. Sicché c’è chi, con tale concetto, intende il divorzio in Comune, chi quello effettuato tramite la negoziazione assistita (ossia il contratto firmato dinanzi ai rispettivi avvocati), chi ancora si riferisce al fatto che la riforma del 2015 ha dimezzato i tempi che devono intercorrere tra la separazione e il divorzio: non più di 3 anni come in passato, ma solo di sei mesi in caso di separazione consensuale e di un anno in caso di separazione giudiziale.
Chi vuol ottenere un divorzio breve non deve far altro che accedere alla procedura consensuale, quella cioè concordata con l’altro coniuge e poi sottoposta al giudice che convalida l’accordo in una sola udienza. Non ci sono quindi scambi di accuse, prove, testimoni, richieste di risarcimenti e nient’altro.
Nel caso però in cui non vi sia possibilità di trovare un’intesa tra gli ex coniugi, la procedura da percorrere non sarà più quella del divorzio consensuale ma il cosiddetto divorzio giudiziale, ossia ottenuto attraverso un regolare processo. In questa ipotesi, il breve si sostanzia nella possibilità di chiedere lo stesso divorzio già con il deposito della domanda di separazione: il tutto in un unico processo, sebbene cadenzato in due fasi autonome tra loro, la separazione prima e il divorzio dopo.
Quanto tempo deve passare tra separazione e divorzio?
Si è iniziato a parlare di divorzio breve quando, nel 2015, la legge ha tagliato il tempo che deve decorrere dalla separazione prima di inoltrare la domanda di divorzio. In passato era necessario attendere tre anni. Oggi invece i termini sono così regolati:
- 6 mesi se la separazione è stata consensuale;
- 1 anno se la separazione è stata giudiziale.
La separazione consensuale è quella che avviene attraverso un accordo condiviso dai due coniugi su tutti gli aspetti, patrimoniali e personali, del distacco (dall’assegno di mantenimento all’affidamento dei figli, dall’assegnazione della casa coniugale alla divisione del patrimonio in caso di comunione dei beni, ecc.). Tale accordo viene sottoposto all’approvazione del giudice attraverso gli avvocati delle due parti (le quali potrebbero anche delegare un unico professionista). Il tribunale convalida la separazione consensuale e la sentenza recepisce integralmente l’accordo voluto dai coniugi.
La separazione giudiziale è invece quella che, in assenza di accordi, si realizza tramite una causa tra i due coniugi. In questa si discuterà quindi sull’ammontare del mantenimento, l’affidamento e la collocazione dei figli, l’eventuale addebito per la separazione (ossia la responsabilità in capo a un coniuge), l’assegnazione della casa, ecc.
Divorzio breve in Comune
I coniugi possono divorziare direttamente in Comune, dinanzi all’ufficiale di Stato Civile. Tale soluzione è possibile solo a patto che si condivida un accordo di divorzio consensuale, al pari di quello che verrebbe presentato in tribunale. Ci deve quindi essere un’intesa su ogni aspetto relativo alla cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Il divorzio in Comune non richiede la presenza di un avvocato ed è gratuito. Tutto ciò che devono fare i coniugi è presentarsi dinanzi al sindaco o all’ufficiale di Stato civile del Comune ove sono residenti e chiedere di convalidare il divorzio.
La procedura è ammessa a patto che gli ex coniugi non abbiano figli minorenni, portatori di grave handicap o maggiorenni ma non ancora autosufficienti.
Nell’accordo in Comune è possibile prevedere la corresponsione di un assegno di mantenimento, ma non sono ammessi patti di divisione dei beni (mobili o immobili) che andranno invece regolati con contratti autonomi (nel caso di immobili, dinanzi al notaio).
Divorzio breve con la negoziazione assistita
Un secondo modo per divorziare in forma breve, sempre però nell’ambito di un divorzio consensuale, è la negoziazione assistita. In tal caso i coniugi, assistiti necessariamente da un avvocato a testa, redigeranno un accordo che sarà poi, a cura dei loro stessi difensori, depositato in tribunale per la convalida. L’accordo fungerà da sentenza.
La procedura sarà tanto breve quanto minore sarà la durata delle negoziazioni.
Divorzio breve giudiziale
La recente riforma Cartabia, efficace già dal 2023, consente di presentare la domanda di divorzio già con la domanda di separazione o anche durante tale procedimento. Il risultato dovrebbe essere la possibilità di decretare la fine dei matrimoni in modo più veloce.
Nel nuovo rito, il presidente fisserà la data dell’udienza di comparizione direttamente davanti al collegio, potendo tuttavia nominare un relatore.
Pertanto, ad oggi, già nel processo di separazione, tanto il ricorrente quanto il convenuto hanno la facoltà di proporre domanda di divorzio. Ma a quest’ultima si procederà solo dopo che il giudice abbia deciso la separazione, la sentenza sia divenuta definitiva e sempre dopo il rispetto dei termini di 6 mesi o 1 anno di cui abbiamo parlato sopra.
Il vantaggio di tale riforma consiste nel fatto di avere un unico procedimento, un unico giudice, un solo fascicolo. Con la conseguenza che le prove acquisite nella fase di separazione non dovranno essere rinnovate nel corso del divorzio ma saranno automaticamente acquisite, trattandosi di solo processo, seppur cadenzato i due fasi diverse.
Dunque, nell’ambito del nuovo rito unificato è possibile la proposizione contestuale della domanda di separazione giudiziale e di divorzio contenzioso, aprendosi la via ad un unico procedimento, con un unico rito, dinanzi ad un unico giudice.
Per maggiori informazioni sugli aspetti tecnici della riforma leggi I nuovi giudizi di separazione e divorzio.
Divorzio immediato o diretto
Eccezionalmente è possibile ottenere il divorzio senza prima aver effettuato la separazione.
Il divorzio immediato, cioè senza separazione, viene riconosciuto solo quando:
- uno dei coniugi ha compiuto un reato particolarmente grave a carico dell’altro (punito con pensa superiore a 15 anni, incesto, violenza sessuale, lesioni volontarie gravissime in danno del coniuge o dei figli; b) violazione degli obblighi di assistenza familiare; maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli; circonvenzione di incapaci in danno del coniuge o di un figlio, ecc. Per l’elenco completo leggi Come funziona il divorzio senza separazione);
- se il coniuge ottiene all’estero l’annullamento o lo scioglimento del proprio matrimonio o se contrae all’estero un nuovo matrimonio;
- quando il matrimonio non è stato consumato (a prescindere dalle ragioni);
- quando sia passata in giudicato una sentenza di rettificazione del sesso.
Quanto costa il divorzio breve?
Il divorzio breve è assolutamente gratuito nel caso in cui si proceda in Comune, salvo una marca da bollo di 16 euro.
Quando si fa un divorzio consensuale in Tribunale bisogna versare un contributo unificato di 43 euro: si tratta della tassa dovuta allo Stato per l’accesso alla giustizia. Poi c’è la parcella dell’avvocato che, in media, varia da 500 a 1.500 euro per parte. Si tratta di importi liberamente concordabili. L’avvocato deve fornire il preventivo scritto in anticipo.
Se si fa il divorzio consensuale con la negoziazione assistita non è dovuto il contributo unificato ma resta comunque da pagare la parcella dell’avvocato che, di solito, è la stessa di quella prevista per il divorzio in Tribunale.
Se di fa il divorzio giudiziale in Tribunale bisogna versare sempre il contributo unificato di 44 euro e la parcella all’avvocato che, in questo caso, è più salata per via della difficoltà e del tempo che la procedura richiede.
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